UNA LIRA 4° TIPO Fede di Credito “Banco di Napoli” 1869
Dimensione del biglietto circa mm 130 x 90. Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra. Carta bianca. Filigrana ” Banco di Napoli” e valore biglietto in lettere e cifre.
Dimensione del biglietto circa mm 130 x 90. Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra. Carta bianca. Filigrana ” Banco di Napoli” e valore biglietto in lettere e cifre.
F/ In alto stemma sabaudo coronato; in basso putti. R/ Busto dell’Italia turrita con stella entro un medaglione. Filigrana: nell’ovale sinistro Italia turrita, in destro cifra “20” Intestazìoni di firma...
BIGLIETTO FIDUCIARIO CASSA SOCIALE DI PRESTITI RISPARMI NAPOLI
by lastoriadellalira · Published Luglio 10, 2021 · Last modified Marzo 27, 2022
by lastoriadellalira · Published Novembre 6, 2020 · Last modified Novembre 10, 2020
Nel testo recita: che “paghera’ in effetivo oro argento contro la presenza da lui firmata” Nel testo recita ” che pagnera’ contro la presente da lui firmata” sparisce...
by lastoriadellalira · Published Settembre 25, 2020 · Last modified Novembre 6, 2020
F/ Cifra “100” nel centro e ripetuta piu’ volte nella cornice. R/ Cifra “100” nel centro e comminatorie anti falsari negli ovali ai lati. Filigrana: Scritta ” Banco...
Misure biglietto circa mm 213 x 121 dal centro taglio matrice. Carta a mano di colore rosa: filigrana recante al centro la cifra 500 su cui sovrasta la scritta Banco...
Dimensione del biglietto circa mm 168 x 98, Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra. Carta bianca, Filigrana ” il Banco di Napoli ” e valore biglietto in lettere e...
Serie Speciale Africa Orientale
by lastoriadellalira · Published Novembre 10, 2018 · Last modified Dicembre 25, 2018
F\ Due maestose figure femminili sedute, in basso al centro, con bastone del comando e poggianti sugli stemmi delle citta’ che rappresentano, Venezia e Genova. R\ Nel medaglione centrale, riproduzione...
Dimensione del biglietto circa mm 125 x 90 Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra. Carta bianca, Filigrana ” Il Banco di Napoli” e valore biglietto in lettere e cifre....
CONSIDERAZIONI SU UNA FEDE DI CREDITO INEDITA Pubblicato il 14/07/2018 (di Giovanni Ardimento) Nel periglioso ed affascinante percorso di studio sui nummi cartacei, capita di imbattersi in testimonianze del passato, la...
Nell’angolo superiore destro compare la scritta “Serie B” introdotta quando la numerazione arrivo a 999,999, Non essendoci spazio sufficiente nel cartiglio per sette cifre si opto’ per introdurre la scritta...
Misure biglietto circa mm 70 x 38 Collezione Baccherassi
Banca Nazionale Nel Regno D'Italia
by lastoriadellalira · Published Giugno 15, 2018 · Last modified Ottobre 4, 2018
F\ Stemma reale e della Banca in rosso: busti di Cavour e Colombo: volti affrontati dell’Italia . R\ Busto dell’Italia coronata, sormontato da una stella. Filigrana: assente. Intestazione di firma:...
R/V/ 50 Centesimi – Senza Filigrana – mm 90 x mm 53
Banca Nazionale Nel Regno D'Italia
by lastoriadellalira · Published Giugno 10, 2018 · Last modified Febbraio 17, 2019
F\ Stemma reale e della Banca in rosso: nel centro due leoni con altro stemma sabaudo: busti di Cavour e Colombo. R\ Comminatoria antifalsari entro un ovale e cifra “10”...
Banca Nazionale Nel Regno D'Italia
by lastoriadellalira · Published Giugno 10, 2018 · Last modified Ottobre 4, 2018
F\ Nel centro busto di Cavour, stemma reale e della Banca in rosso e cifra “2” R\ Comminatoria antifalsari e cifra “2” ripetuta. Filigrana: assente. Intestazioni di firma: Controllore,...
Fil. Banco di Napoli – mm 112 x mm74
Banca Nazionale Nel Regno D'Italia
by lastoriadellalira · Published Febbraio 26, 2018 · Last modified Ottobre 3, 2018
F\ Stemmi delle citta’ di Torino e Genova in alto: busto di Colombo in basso. Filigrana: Cifra “100” e scritta “Banca Nazionale” Intestazione di firma: Il Censore, Il Reggente, Il...
Banca Nazionale Nel Regno D'Italia
by lastoriadellalira · Published Febbraio 26, 2018 · Last modified Ottobre 2, 2018
F\ Nell’ovale sinistro Italia turrita, in alto. sorretto a putti. stemma sabaudo coronato ed in basso la Giustizia,R\ Medaglione con busto dell’Italia, R\ Ancora tra due medaglioni contenenti figure muliebri,...
Serie Speciale Africa Orientale
by lastoriadellalira · Published Febbraio 26, 2018 · Last modified Ottobre 12, 2018
F\ Nelle destra figura muliebre, rappresentata l’Agricoltura, seduta su covoni di grano, con falce nella mano destra e covone nella sinistra.
R\ Nell’ornato centrale gruppo marmoreo esistente nelle sede della Banca d’italia formato da figure allegoriche rappresentanti l’Economia, la legge e la Finanza: nel medaglione sinistro aquila araldica sabauda.
Filigrana : Nel medaglione Leonardo da Vinci con berretto.
Contrassegni di Stato: F\ Testina d’italia. R\ Fascio Littorio.
Intestazioni di firma: Il Governatore, Il Cassiere.
Misure in mm 202 x 118 formato del biglietto 184 x 100 parte stampata.
Stampati da: Officina della Banca d’italia Roma.
Realizzatori. G. Capranesi INV. Prof. A. Bianchi INC.
Decreto della Caratteristiche D.M. del 28 Marzo 1938, anno XVI
Serie: Ogni serie e composta da 10.000 pezzi
Nota: I biglietti recano, sul bordi superiore ed inferiore del fronte, la scritta in rosso: “Serie Speciale Africa Orientale Italiana” e “E vietata la circolazione fuori dai territori dell’africa Orientale Italiana”
Fuori corso in AOI nel maggio 1942, in Italia dal 30 giugno 1953
Credito Agricolo Industriale Sardo
by lastoriadellalira · Published Febbraio 26, 2018 · Last modified Marzo 14, 2018
Misure biglietto circa mm 229 x 126 dal centro taglio matrice. Carta a mano di colore grigio. filigrana recante al centro la cifra 1000 su cui sovrasta la scritta Banco...
Misure biglietto circa mm 206 x 115 dal centro taglio matrice. Carta a mano di colore azzurrino. filigrana recante al centro la cifra 100 su cui sovrasta la scritta Banco...
Misure biglietto circa mm 183 x 83 dal centro taglio matrice. Carta a mano di colore giallo avorio. filigrana recante al centro la cifra 50 su cui sovrasta la scritta...
Dimensione del biglietto circa mm 128 x 75 Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra. Carta color “cece” Filigrana. Banco di Napoli” “lire cinquanta” in lettere e numeri. Bolo a...
Dimensione del biglietto circa mm 154 x 85 Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra.Carta “rosino chiaro” Filigrana “Il Banco di Napoli” e valore biglietto in cifre grandi. Bolo a secco...
Dimensioni del biglietto circa mm 180 x 100. Fabbricato dalla Bradbury di Londra. Carta color “cece” Filigrana “Banco di Napoli” lire cinquanta” in lettere e numeri. Bollo a secco con lo stemma dei Savoia. Nei medaglioni. a sinistra ritratto di Galileo, a destra del Ministro Giovanni Manna
Dimensione del biglietto circa mm 145 x 85 compresi i margini ed esclusa la matrice. Fabbricato dalla Officine Carte Valori Richter e C. in Napoli. Carta color grigio. Filigrana. nel...
Dimensioni del biglietto circa mm 178 x 100 Fabbricato dalla Bradbury di Londra. Carta verdina, Filigrana. “Banco di Napoli” “lire cento” in lettere e numeri. Bollo a secco con stemma...
Dimensioni del biglietto circa mm 74 x 46 Carta bianca , stampa inchiostro nero. Filigrana “50 centesimi”
Dimensione del biglietto circa mm 86 x 54 Fabbricato dalla Bradbury Wilkinson di Londra Carta bianca. in filigrana la cifra “1”
Dimensioni del biglietto circa mm 176 x 95 Fabbricato dalla Bradbury Wlikinson di Londra. Carta verdina, Filigrana, “Banco di Napoli” “lire 100” su due righe entro una targhetta scura con...
Dimensioni del biglietto circa mm 189 x 112 compresi margini ed esclusa matrice, Fabbricato presso l’Officina Carte Valori Richter e C. di Napoli. Disegno di G.M. Mataloni, Filigrana, nel riquadro...
Dimensioni del biglietto circa mm 183 x 104 compresi margini ed esclusa matrice. Fabbricato presso l’Officina Carte Valori Richter e C. di Napoli. Disegno di G.M. Mataloni. Filigrana, nel riquadro...
Dimensioni del biglietto circa mm 175×97 compresi margini ed esclusa matrice. Fabbricato presso l’Officina Carte Valori Richter e C. di Napoli. Disegno di G.M. Mataloni Filigrana , nel medaglione a...
Dimensioni del biglietto circa mm 14 x 81 dal centro taglio matrice. Carta di Colore bigio, filigrana recante al centro la cifra 25 su cui sovrasta la scritta Banco di...
Dimensioni del biglietto mm168x93 compresi margini ed esclusa matrice. Fabbricato presso l’Officina Carte Valori Richter e C. di Napoli. Disegno di G.M. Mataloni. Filigrana nel medaglione a destra testina allegorica...
Diecimila Lire / DIECIMILA LIRE"REPUBBLICHE MARINARE"
by lastoriadellalira · Published Dicembre 30, 2015 · Last modified Giugno 2, 2023
Prima serie: Dante
La prima apparizione del taglio da 10 000 lire avvenne nel 1948. Il biglietto sarebbe stato emesso fino al 1963.
Sul recto la banconota presenta colorazione d’insieme rosso giallastra. Il disegno è composto da una decorazione di stile rinascimento stampata in tipografia e dal gruppo allegorico Genova e Venezia, in colore bruno rossiccio, stampato in calcografia. Sui lati perpendicolari, al di fuori della riquadratura del biglietto, è impresso un fregio eseguito a “guilloche” indicante il valore 10 000 in cifre fantasia, stampato in colore giallastro. In filigrana compaiono, nei due medaglioni risparmiati dalla stampa, i busti di Michelangelo e di Galileo Galilei.
Sul verso, nella parte centrale, entro un medaglione, è impressa in rosso carminio la riproduzione in calcografia di una testa raffigurante il profilo di Dante.
Il bozzetto è di Giovanni Capranesi. Incisione di Andrea Bianchi. Dimensioni: 246 mm × 125 mm (compresi i margini); 231,5 mm × 111 mm (la parte cromatica. Carta: bianca di impasto ad alte caratteristiche, filigranata. Caratteristiche tecniche: stampate in tipografia e calcografia. Officina: Officina della Banca d’Italia. N. pezzi autorizzati: 495 000 000 Normativa: D.M. 7 maggio 1948
Cinquemila Lire / CINQUEMILA LIRE "REPUBBLICHE MARINARE" contrassegno MEDUSA
by lastoriadellalira · Published Dicembre 30, 2015 · Last modified Giugno 2, 2023
Prima serie: Repubbliche Marinare
La prima apparizione del taglio da 5 000 lire avvenne nel 1947. Il biglietto sarebbe stato emesso fino al 1963. Il disegno al recto riproponeva il tema delle Repubbliche Marinare di Giovanni Capranesi, (già apparso su precedenti banconote). Il verso invece rappresenta l’effigie dell’Italia laureata. Il contrassegno in un primo tempo (1947) è la testina d’Italia (per la sua rarità assai quotata sul mercato numismatico), poi (’47-’63) diviene quello della Medusa.
Cinquanta Lire / CINQUANTA LIRE "BUOI" sul retro 2 BUOI GUIDATI DA UN BIFULCO
by lastoriadellalira · Published Dicembre 29, 2015 · Last modified Giugno 11, 2023
Dritto Verso Nella destra dea Pallade elmata con ulivo e scudo; nel contorno agrumi. Nel centro coppia di buoi traenti un aratro tenuto da un contadino; nei due rosoni...
Cinque Lire / CINQUE LIRE UMBERO Iº
by lastoriadellalira · Published Dicembre 27, 2015 · Last modified Giugno 11, 2023
CINQUE LIRE di UMBERTO 1°
CON MATRICE LATERALE
NOTA: I biglietti di questo tipo riportano tutti la stessa data di emissioni e recano, al retro L’identica scritta R. DECRETO 17 DICEMBRE 1882. Cio’ sono stati nonostante sono stati emessi in tempi diversi, in corrispondenza dei differenti decreti, distinguibili attraverso le differenti Firme.
Due Lire / DUE LIRE UMBERTO Iº
by lastoriadellalira · Published Dicembre 27, 2015 · Last modified Giugno 11, 2023
Sotto il regno di Umberto I si stamparono i primi buoni di cassa da 2 lire (dal 22 febbraio 1894 al 13 luglio 1898). Questi sono di dimensioni medio-piccole (82 x 45mm) e presentano un colore beige e blu-nero sul dritto e marrone-rosso sul rovescio. Sul fronte campeggia la scritta (a dimensione variabile) Buono di Cassa a corso Legale da DUE lire e sulla sinistra, contornato da una greca, un esagono irregolare nel quale è inscritto il ritratto a trequarti di Umberto I. Nel centro, in basso, le firme del Cassiere Speciale e del Delegato della Corte dei Conti che per tutte le 6 serie di questo tipo furono Dell’Aria e Righetti, rispettivamente. Il retro ricorda molto quello dell’omologa banconota da 1 lira; sono infatti presenti due cerchi intervallati da un esagono irregolare, nel cerchio di sinistra è inscritta la cifra 2 e la scritta lire, mentre nell’esagono è riprodotto lo stemma dei Savoia. Il numero di serie è riportato sul dritto. La filigrana disegna delle linee orizzontali a sinusoide. Questo tipo di banconota è estremamente rara e può raggiungere il prezzo di 3.800 € per un pezzo in ottime condizioni.
Una Lira / UNA LIRA UMBERTO Iº
by lastoriadellalira · Published Dicembre 27, 2015 · Last modified Giugno 11, 2023
Umberto I
Sotto il regno di Umberto I furono stampate le prime banconote da 1 lira. Queste erano di colore verde e rosso-arancio sul dritto e blu-grigio sul rovescio. Sul retto figurava la scritta a grandezza variabile Buono di cassa a corso legale da una lira, a destra di questa in un ovale rosso-arancio il ritratto di Umberto I di profilo rivolto a destra; in alto il numero di serie mentre in basso le firme del Cassiere Speciale e del Delegato della Corte dei Conti, rispettivamente Dell’Ara e Righetti. Sul retro sono raffigurati due cerchi intervallati da un ovale; nel primo cerchio è inscritta la cifra 1, nell’ovale è invece inscritto lo stemma dei Savoia; in alto il decreto legge. La filigrana rappresenta 4 o 5 linee orizzontali a sinusoide e non era presente nelle prime due serie del 15 settembre 1893 e del 18 gennaio 1894. Di questo tipo ne furono stampate 7 serie ognuna con una tiratura di 1.000.000 di pezzi. Questi buoni di cassa sono molto rari e possono raggiungere il prezzo di 1.450 € se in ottime condizioni.
Regno d’Italia Nel 1895 furono emessi i primi Biglietti di Stato da 25 lire, di colore rosa-giallino ed azzurro. Nel 1902 seguì la seconda serie con l’effigie di Vittorio...
by lastoriadellalira · Published Settembre 10, 2022 · Last modified Ottobre 15, 2022
Nel testo recita: che “paghera’ in effetivo oro argento contro la presenza da lui firmata” Nel testo recita ” che pagnera’ contro la presente da lui firmata” sparisce la frase...
by lastoriadellalira · Published Marzo 27, 2022 · Last modified Marzo 29, 2022
Le banconote della SERIE SPECIALE SOSTITUTIVE, venivano usate per sostituire i valori che durante la lavorazione risultavano avere difetti di fabbricazione. quindi scartate r distrutte prima della distribuzione. in tutto...
by lastoriadellalira · Published Marzo 27, 2022 · Last modified Marzo 29, 2022
Le banconote della SERIE SPECIALE SOSTITUTIVE, venivano usate per sostituire i valori che durante la lavorazione risultavano avere difetti di fabbricazione. quindi scartate r distrutte prima della distribuzione. in tutto...
La banconota (detta anche cartamoneta o moneta cartacea)[1] è uno strumento di pagamento rappresentato da un biglietto cartaceo stampato, privo di valore intrinseco diretto.
La banconota strettamente detta, rappresenta oggi la parte cartacea della moneta legale emessa da una banca centrale. Si presenta in genere sotto forma di biglietto composto da fibre di cotone, lino e canapa (che la rendono più resistente della carta), oppure sotto forma di polimero plastico (adottato ad esempio nelle banconote emesse in Canada e in Australia).
Per comprendere meglio come essa possa costituire un mezzo di scambio è opportuno fare delle distinzioni tra:
In senso lato viene impropriamente chiamata banconota anche il biglietto di stato. Giuridicamente non è una banconota, non reca la dicitura della banca, ma dello stato emittente. Si tratta dunque di valuta emessa direttamente dallo stato, che gode del signoraggio al pari delle monete. Ad esempio nel 1966-1985 l’Italia sostituì, per gli alti costi dell’argento, le 500 lire metalliche con un biglietto di stato di pari valore. A differenza delle banconote, recava la scritta “REPVBBLICA ITALIANA – Biglietto di Stato”, anziché ” BANCA D’ITALIA-pagabili a vista al portatore”. Anche la stampa era gestita dal Poligrafico dello Stato e non dalla Banca d’Italia.
Il termine deriva dall’espressione nota di banco, e risale al XIV secolo; in origine essa riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso (solitamente oro o argento) depositato presso un banchiere (si trattava cioè di moneta cartacea rappresentativa).
Il primo a introdurre l’uso di banconote di carta fu l’Imperatore cinese Hien Tsung nell’806 d.C.
Chi possedeva metallo prezioso aveva interesse a depositarlo presso operatori specializzati nella sua conservazione e protezione dai ladri. Inoltre aveva interesse a rivolgersi ai banchieri per trasferire i metalli preziosi senza doversi sobbarcare il costoso e rischioso trasporto. Bastava trasferire il documento e incassare il metallo presso un secondo orafo-banchiere, collegato al primo da legami di affari.
Tali documenti, già impiegati in Cina ai tempi di Marco Polo, erano più facili da trasportare del metallo prezioso e inoltre potevano essere emessi anche per valori nominali superiori al valore del metallo prezioso custodito dai banchieri.
Ciò era possibile perché le esigenze di cassa dei banchieri consentivano loro di tenere sotto forma di riserva solo una parte del metallo prezioso depositato, usando la restante parte per concedere prestiti o effettuare pagamenti per conto di terzi; inoltre le effettive richieste di conversione delle riserve metalliche depositate divennero sempre minori, dato che la fiducia degli operatori aveva determinato l’affermazione delle banconote stesse come circolante; infine l’emissione di moneta sotto forma di banconote, costituendo una forma di credito, aveva effetti espansivi sull’economia (oltre che sui profitti dei banchieri), che pertanto era beneficiata dalla scelta di detenere solo una parte del metallo prezioso sotto forma di riserve.
Dopo l’esperienza degli assegnati, furono i funzionari francesi di Napoleone a imporre in tutta Europa l’uso di carta moneta. Nel XIX secolo però, la moneta cartacea poteva ancora essere sentita come un sostituto della vera moneta metallica, essendo sempre possibile la riconversione in oro. Si arrivò, nei momenti di crisi, a stabilire il corso forzoso, cioè la sospensione ex lege della convertibilità.
In Europa poi, nel periodo di relativo benessere dell’inizio del XX secolo, si assistette addirittura ad una situazione in cui il corso delle banconote faceva aggio sull’oro: nella libera fluttuazione tra moneta cartacea fiduciaria e moneta aurea, ci furono momenti in cui i cittadini preferivano la comodità della cartamoneta rispetto alla poca praticità della moneta metallica.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale portò ben presto alla svalutazione della moneta cartacea, addirittura rovinosa per il marco tedesco: il finanziamento delle spese belliche era avvenuto infatti attraverso l’emissione di moneta cartacea.
La libera convertibilità rimase una prerogativa degli Stati Uniti d’America, che anche per questo divennero il centro dell’economia monetaria mondiale fino alla grande depressione del 1929, per affrontare la quale il presidente Roosevelt effettuò una svalutazione a freddo, accompagnata da altre drastiche misure.[2]
Con questi provvedimenti Roosevelt stabilì che le monete d’oro non avevano più corso legale negli Stati Uniti, e la gente dovette convertire le proprie monete d’oro in altre forme di valuta; questa legge portò gli Stati Uniti fuori dal cosiddetto gold standard, e inoltre implicò anche la fine della regola per cui la valuta cartacea degli Stati Uniti poteva essere scambiata con oro in tutte le banche della nazione.[3] La centralità dell’oro venne comunque ribadita nel sistema di Bretton Woods.
Il passaggio alla moneta cartacea avvenne a partire dal 1971, quando gli Stati Uniti dichiararono la fine di ogni rapporto di conversione tra banconote e oro (passando definitivamente alla moneta cartacea convenzionale). Ciononostante su alcune banconote è rimasta per lungo tempo una scritta che ricordava l’antico diritto del portatore di ricevere metallo prezioso presentando la banconota posseduta.
Nell’era contemporanea la moneta cartacea ha subito un’altra modifica, essa viene sempre più sostituita dalla moneta elettronica, costituita da carte di credito normalmente in plastica e da una banda magnetica (emesse da società finanziarie, banche o istituti di credito dell’e-payment o del credito al consumo all’uopo autorizzate), che consente la memorizzazione di dati sia dell’utente (titolare intestatario della carta) che di eventuali altri dati (quali: codice PIN serie numerica di cifre diverse o uguali, alfabetica insieme di vocali e/o consonanti, oppure alfanumerica composta da numeri e lettere, onde reprimere frodi), oppure altri dati riferiti a operazioni e transazioni effettuate tra le società emittenti la carta e l’utente.
Il valore delle banconote (come in generale della moneta) non dipende soltanto dalle disposizioni di legge, ma anche dall’effettiva accettazione della moneta da parte di chi la usa.
Qualora non vigesse il corso legale, chi deve riceverla potrebbe sempre decidere di non accettarla nel caso in cui pensasse di non poterla usare come mezzo di pagamento.
Anche in presenza di un regime di corso legale però la fiducia nella moneta è determinante nello stabilire il suo potere d’acquisto, e ogni calo nella fiducia può determinare fenomeni d’inflazione, che a loro volta possono aggravare la sfiducia stessa, innescando così un processo moltiplicativo, noto come iperinflazione.
La banconota (detta anche cartamoneta o moneta cartacea)[1] è uno strumento di pagamento rappresentato da un biglietto cartaceo stampato, privo di valore intrinseco diretto.
La banconota strettamente detta, rappresenta oggi la parte cartacea della moneta legale emessa da una banca centrale. Si presenta in genere sotto forma di biglietto composto da fibre di cotone, lino e canapa (che la rendono più resistente della carta), oppure sotto forma di polimero plastico (adottato ad esempio nelle banconote emesse in Canada e in Australia).
Per comprendere meglio come essa possa costituire un mezzo di scambio è opportuno fare delle distinzioni tra:
In senso lato viene impropriamente chiamata banconota anche il biglietto di stato. Giuridicamente non è una banconota, non reca la dicitura della banca, ma dello stato emittente. Si tratta dunque di valuta emessa direttamente dallo stato, che gode del signoraggio al pari delle monete. Ad esempio nel 1966-1985 l’Italia sostituì, per gli alti costi dell’argento, le 500 lire metalliche con un biglietto di stato di pari valore. A differenza delle banconote, recava la scritta “REPVBBLICA ITALIANA – Biglietto di Stato”, anziché ” BANCA D’ITALIA-pagabili a vista al portatore”. Anche la stampa era gestita dal Poligrafico dello Stato e non dalla Banca d’Italia.
Il termine deriva dall’espressione nota di banco, e risale al XIV secolo; in origine essa riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso (solitamente oro o argento) depositato presso un banchiere (si trattava cioè di moneta cartacea rappresentativa).
Il primo a introdurre l’uso di banconote di carta fu l’Imperatore cinese Hien Tsung nell’806 d.C.
Chi possedeva metallo prezioso aveva interesse a depositarlo presso operatori specializzati nella sua conservazione e protezione dai ladri. Inoltre aveva interesse a rivolgersi ai banchieri per trasferire i metalli preziosi senza doversi sobbarcare il costoso e rischioso trasporto. Bastava trasferire il documento e incassare il metallo presso un secondo orafo-banchiere, collegato al primo da legami di affari.
Tali documenti, già impiegati in Cina ai tempi di Marco Polo, erano più facili da trasportare del metallo prezioso e inoltre potevano essere emessi anche per valori nominali superiori al valore del metallo prezioso custodito dai banchieri.
Ciò era possibile perché le esigenze di cassa dei banchieri consentivano loro di tenere sotto forma di riserva solo una parte del metallo prezioso depositato, usando la restante parte per concedere prestiti o effettuare pagamenti per conto di terzi; inoltre le effettive richieste di conversione delle riserve metalliche depositate divennero sempre minori, dato che la fiducia degli operatori aveva determinato l’affermazione delle banconote stesse come circolante; infine l’emissione di moneta sotto forma di banconote, costituendo una forma di credito, aveva effetti espansivi sull’economia (oltre che sui profitti dei banchieri), che pertanto era beneficiata dalla scelta di detenere solo una parte del metallo prezioso sotto forma di riserve.
Dopo l’esperienza degli assegnati, furono i funzionari francesi di Napoleone a imporre in tutta Europa l’uso di carta moneta. Nel XIX secolo però, la moneta cartacea poteva ancora essere sentita come un sostituto della vera moneta metallica, essendo sempre possibile la riconversione in oro. Si arrivò, nei momenti di crisi, a stabilire il corso forzoso, cioè la sospensione ex lege della convertibilità.
In Europa poi, nel periodo di relativo benessere dell’inizio del XX secolo, si assistette addirittura ad una situazione in cui il corso delle banconote faceva aggio sull’oro: nella libera fluttuazione tra moneta cartacea fiduciaria e moneta aurea, ci furono momenti in cui i cittadini preferivano la comodità della cartamoneta rispetto alla poca praticità della moneta metallica.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale portò ben presto alla svalutazione della moneta cartacea, addirittura rovinosa per il marco tedesco: il finanziamento delle spese belliche era avvenuto infatti attraverso l’emissione di moneta cartacea.
La libera convertibilità rimase una prerogativa degli Stati Uniti d’America, che anche per questo divennero il centro dell’economia monetaria mondiale fino alla grande depressione del 1929, per affrontare la quale il presidente Roosevelt effettuò una svalutazione a freddo, accompagnata da altre drastiche misure.[2]
Con questi provvedimenti Roosevelt stabilì che le monete d’oro non avevano più corso legale negli Stati Uniti, e la gente dovette convertire le proprie monete d’oro in altre forme di valuta; questa legge portò gli Stati Uniti fuori dal cosiddetto gold standard, e inoltre implicò anche la fine della regola per cui la valuta cartacea degli Stati Uniti poteva essere scambiata con oro in tutte le banche della nazione.[3] La centralità dell’oro venne comunque ribadita nel sistema di Bretton Woods.
Il passaggio alla moneta cartacea avvenne a partire dal 1971, quando gli Stati Uniti dichiararono la fine di ogni rapporto di conversione tra banconote e oro (passando definitivamente alla moneta cartacea convenzionale). Ciononostante su alcune banconote è rimasta per lungo tempo una scritta che ricordava l’antico diritto del portatore di ricevere metallo prezioso presentando la banconota posseduta.
Nell’era contemporanea la moneta cartacea ha subito un’altra modifica, essa viene sempre più sostituita dalla moneta elettronica, costituita da carte di credito normalmente in plastica e da una banda magnetica (emesse da società finanziarie, banche o istituti di credito dell’e-payment o del credito al consumo all’uopo autorizzate), che consente la memorizzazione di dati sia dell’utente (titolare intestatario della carta) che di eventuali altri dati (quali: codice PIN serie numerica di cifre diverse o uguali, alfabetica insieme di vocali e/o consonanti, oppure alfanumerica composta da numeri e lettere, onde reprimere frodi), oppure altri dati riferiti a operazioni e transazioni effettuate tra le società emittenti la carta e l’utente.
Il valore delle banconote (come in generale della moneta) non dipende soltanto dalle disposizioni di legge, ma anche dall’effettiva accettazione della moneta da parte di chi la usa.
Qualora non vigesse il corso legale, chi deve riceverla potrebbe sempre decidere di non accettarla nel caso in cui pensasse di non poterla usare come mezzo di pagamento.
Anche in presenza di un regime di corso legale però la fiducia nella moneta è determinante nello stabilire il suo potere d’acquisto, e ogni calo nella fiducia può determinare fenomeni d’inflazione, che a loro volta possono aggravare la sfiducia stessa, innescando così un processo moltiplicativo, noto come iperinflazione.
La banconota (detta anche cartamoneta o moneta cartacea)[1] è uno strumento di pagamento rappresentato da un biglietto cartaceo stampato, privo di valore intrinseco diretto.
La banconota strettamente detta, rappresenta oggi la parte cartacea della moneta legale emessa da una banca centrale. Si presenta in genere sotto forma di biglietto composto da fibre di cotone, lino e canapa (che la rendono più resistente della carta), oppure sotto forma di polimero plastico (adottato ad esempio nelle banconote emesse in Canada e in Australia).
Per comprendere meglio come essa possa costituire un mezzo di scambio è opportuno fare delle distinzioni tra:
In senso lato viene impropriamente chiamata banconota anche il biglietto di stato. Giuridicamente non è una banconota, non reca la dicitura della banca, ma dello stato emittente. Si tratta dunque di valuta emessa direttamente dallo stato, che gode del signoraggio al pari delle monete. Ad esempio nel 1966-1985 l’Italia sostituì, per gli alti costi dell’argento, le 500 lire metalliche con un biglietto di stato di pari valore. A differenza delle banconote, recava la scritta “REPVBBLICA ITALIANA – Biglietto di Stato”, anziché ” BANCA D’ITALIA-pagabili a vista al portatore”. Anche la stampa era gestita dal Poligrafico dello Stato e non dalla Banca d’Italia.
Il termine deriva dall’espressione nota di banco, e risale al XIV secolo; in origine essa riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso (solitamente oro o argento) depositato presso un banchiere (si trattava cioè di moneta cartacea rappresentativa).
Il primo a introdurre l’uso di banconote di carta fu l’Imperatore cinese Hien Tsung nell’806 d.C.
Chi possedeva metallo prezioso aveva interesse a depositarlo presso operatori specializzati nella sua conservazione e protezione dai ladri. Inoltre aveva interesse a rivolgersi ai banchieri per trasferire i metalli preziosi senza doversi sobbarcare il costoso e rischioso trasporto. Bastava trasferire il documento e incassare il metallo presso un secondo orafo-banchiere, collegato al primo da legami di affari.
Tali documenti, già impiegati in Cina ai tempi di Marco Polo, erano più facili da trasportare del metallo prezioso e inoltre potevano essere emessi anche per valori nominali superiori al valore del metallo prezioso custodito dai banchieri.
Ciò era possibile perché le esigenze di cassa dei banchieri consentivano loro di tenere sotto forma di riserva solo una parte del metallo prezioso depositato, usando la restante parte per concedere prestiti o effettuare pagamenti per conto di terzi; inoltre le effettive richieste di conversione delle riserve metalliche depositate divennero sempre minori, dato che la fiducia degli operatori aveva determinato l’affermazione delle banconote stesse come circolante; infine l’emissione di moneta sotto forma di banconote, costituendo una forma di credito, aveva effetti espansivi sull’economia (oltre che sui profitti dei banchieri), che pertanto era beneficiata dalla scelta di detenere solo una parte del metallo prezioso sotto forma di riserve.
Dopo l’esperienza degli assegnati, furono i funzionari francesi di Napoleone a imporre in tutta Europa l’uso di carta moneta. Nel XIX secolo però, la moneta cartacea poteva ancora essere sentita come un sostituto della vera moneta metallica, essendo sempre possibile la riconversione in oro. Si arrivò, nei momenti di crisi, a stabilire il corso forzoso, cioè la sospensione ex lege della convertibilità.
In Europa poi, nel periodo di relativo benessere dell’inizio del XX secolo, si assistette addirittura ad una situazione in cui il corso delle banconote faceva aggio sull’oro: nella libera fluttuazione tra moneta cartacea fiduciaria e moneta aurea, ci furono momenti in cui i cittadini preferivano la comodità della cartamoneta rispetto alla poca praticità della moneta metallica.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale portò ben presto alla svalutazione della moneta cartacea, addirittura rovinosa per il marco tedesco: il finanziamento delle spese belliche era avvenuto infatti attraverso l’emissione di moneta cartacea.
La libera convertibilità rimase una prerogativa degli Stati Uniti d’America, che anche per questo divennero il centro dell’economia monetaria mondiale fino alla grande depressione del 1929, per affrontare la quale il presidente Roosevelt effettuò una svalutazione a freddo, accompagnata da altre drastiche misure.[2]
Con questi provvedimenti Roosevelt stabilì che le monete d’oro non avevano più corso legale negli Stati Uniti, e la gente dovette convertire le proprie monete d’oro in altre forme di valuta; questa legge portò gli Stati Uniti fuori dal cosiddetto gold standard, e inoltre implicò anche la fine della regola per cui la valuta cartacea degli Stati Uniti poteva essere scambiata con oro in tutte le banche della nazione.[3] La centralità dell’oro venne comunque ribadita nel sistema di Bretton Woods.
Il passaggio alla moneta cartacea avvenne a partire dal 1971, quando gli Stati Uniti dichiararono la fine di ogni rapporto di conversione tra banconote e oro (passando definitivamente alla moneta cartacea convenzionale). Ciononostante su alcune banconote è rimasta per lungo tempo una scritta che ricordava l’antico diritto del portatore di ricevere metallo prezioso presentando la banconota posseduta.
Nell’era contemporanea la moneta cartacea ha subito un’altra modifica, essa viene sempre più sostituita dalla moneta elettronica, costituita da carte di credito normalmente in plastica e da una banda magnetica (emesse da società finanziarie, banche o istituti di credito dell’e-payment o del credito al consumo all’uopo autorizzate), che consente la memorizzazione di dati sia dell’utente (titolare intestatario della carta) che di eventuali altri dati (quali: codice PIN serie numerica di cifre diverse o uguali, alfabetica insieme di vocali e/o consonanti, oppure alfanumerica composta da numeri e lettere, onde reprimere frodi), oppure altri dati riferiti a operazioni e transazioni effettuate tra le società emittenti la carta e l’utente.
Il valore delle banconote (come in generale della moneta) non dipende soltanto dalle disposizioni di legge, ma anche dall’effettiva accettazione della moneta da parte di chi la usa.
Qualora non vigesse il corso legale, chi deve riceverla potrebbe sempre decidere di non accettarla nel caso in cui pensasse di non poterla usare come mezzo di pagamento.
Anche in presenza di un regime di corso legale però la fiducia nella moneta è determinante nello stabilire il suo potere d’acquisto, e ogni calo nella fiducia può determinare fenomeni d’inflazione, che a loro volta possono aggravare la sfiducia stessa, innescando così un processo moltiplicativo, noto come iperinflazione.
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La banconota (detta anche cartamoneta o moneta cartacea)[1] è uno strumento di pagamento rappresentato da un biglietto cartaceo stampato, privo di valore intrinseco diretto.
La banconota strettamente detta, rappresenta oggi la parte cartacea della moneta legale emessa da una banca centrale. Si presenta in genere sotto forma di biglietto composto da fibre di cotone, lino e canapa (che la rendono più resistente della carta), oppure sotto forma di polimero plastico (adottato ad esempio nelle banconote emesse in Canada e in Australia).
Per comprendere meglio come essa possa costituire un mezzo di scambio è opportuno fare delle distinzioni tra:
In senso lato viene impropriamente chiamata banconota anche il biglietto di stato. Giuridicamente non è una banconota, non reca la dicitura della banca, ma dello stato emittente. Si tratta dunque di valuta emessa direttamente dallo stato, che gode del signoraggio al pari delle monete. Ad esempio nel 1966-1985 l’Italia sostituì, per gli alti costi dell’argento, le 500 lire metalliche con un biglietto di stato di pari valore. A differenza delle banconote, recava la scritta “REPVBBLICA ITALIANA – Biglietto di Stato”, anziché ” BANCA D’ITALIA-pagabili a vista al portatore”. Anche la stampa era gestita dal Poligrafico dello Stato e non dalla Banca d’Italia.
Il termine deriva dall’espressione nota di banco, e risale al XIV secolo; in origine essa riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso (solitamente oro o argento) depositato presso un banchiere (si trattava cioè di moneta cartacea rappresentativa).
Il primo a introdurre l’uso di banconote di carta fu l’Imperatore cinese Hien Tsung nell’806 d.C.
Chi possedeva metallo prezioso aveva interesse a depositarlo presso operatori specializzati nella sua conservazione e protezione dai ladri. Inoltre aveva interesse a rivolgersi ai banchieri per trasferire i metalli preziosi senza doversi sobbarcare il costoso e rischioso trasporto. Bastava trasferire il documento e incassare il metallo presso un secondo orafo-banchiere, collegato al primo da legami di affari.
Tali documenti, già impiegati in Cina ai tempi di Marco Polo, erano più facili da trasportare del metallo prezioso e inoltre potevano essere emessi anche per valori nominali superiori al valore del metallo prezioso custodito dai banchieri.
Ciò era possibile perché le esigenze di cassa dei banchieri consentivano loro di tenere sotto forma di riserva solo una parte del metallo prezioso depositato, usando la restante parte per concedere prestiti o effettuare pagamenti per conto di terzi; inoltre le effettive richieste di conversione delle riserve metalliche depositate divennero sempre minori, dato che la fiducia degli operatori aveva determinato l’affermazione delle banconote stesse come circolante; infine l’emissione di moneta sotto forma di banconote, costituendo una forma di credito, aveva effetti espansivi sull’economia (oltre che sui profitti dei banchieri), che pertanto era beneficiata dalla scelta di detenere solo una parte del metallo prezioso sotto forma di riserve.
Il primo tentativo di una banca centrale di emettere banconote ci fu nel 1661 per opera del Banco di Stoccolma, un predecessore della banca centrale svedese Sveriges Riksbank.[3] La prima banca che iniziò a emettere banconote in modo permanente fu la Banca d’Inghilterra. Fondata nel 1694 per raccogliere fondi per la guerra dei Nove anni contro la Francia, la banca iniziò a emettere banconote nel 1695 con la promessa di pagare al portatore il valore della moneta su richiesta. Erano inizialmente scritte a mano per un valore prestabilito e legate al deposito personale o come prestito. In seguito ci fu una graduale evoluzione verso note di valore fisso, e a partire dal 1745 furono stampate banconote standardizzate del valore che andava da £20 a £1,000. Banconote stampate per intero, che non richiedevano il nome del creditore e la firma del cassiere, apparvero per la prima volta nel 1855.[4]
Dopo l’esperienza degli assegnati, furono i funzionari francesi di Napoleone a imporre in tutta Europa l’uso di carta moneta. Nel XIX secolo però, la moneta cartacea poteva ancora essere sentita come un sostituto della vera moneta metallica, essendo sempre possibile la riconversione in oro. Si arrivò, nei momenti di crisi, a stabilire il corso forzoso, cioè la sospensione ex lege della convertibilità.
In Europa poi, nel periodo di relativo benessere dell’inizio del XX secolo, si assistette addirittura ad una situazione in cui il corso delle banconote faceva aggio sull’oro: nella libera fluttuazione tra moneta cartacea fiduciaria e moneta aurea, ci furono momenti in cui i cittadini preferivano la comodità della cartamoneta rispetto alla poca praticità della moneta metallica.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale portò ben presto alla svalutazione della moneta cartacea, addirittura rovinosa per il marco tedesco: il finanziamento delle spese belliche era avvenuto infatti attraverso l’emissione di moneta cartacea.
La libera convertibilità rimase una prerogativa degli Stati Uniti d’America, che anche per questo divennero il centro dell’economia monetaria mondiale fino alla grande depressione del 1929, per affrontare la quale il presidente Roosevelt effettuò una svalutazione a freddo, accompagnata da altre drastiche misure.[5]
Con questi provvedimenti Roosevelt stabilì che le monete d’oro non avevano più corso legale negli Stati Uniti, e la gente dovette convertire le proprie monete d’oro in altre forme di valuta; questa legge portò gli Stati Uniti fuori dal cosiddetto gold standard, e inoltre implicò anche la fine della regola per cui la valuta cartacea degli Stati Uniti poteva essere scambiata con oro in tutte le banche della nazione.[6] La centralità dell’oro venne comunque ribadita nel sistema di Bretton Woods.
Il passaggio alla moneta cartacea avvenne a partire dal 1971, quando gli Stati Uniti dichiararono la fine di ogni rapporto di conversione tra banconote e oro (passando definitivamente alla moneta cartacea convenzionale). Ciononostante su alcune banconote è rimasta per lungo tempo una scritta che ricordava l’antico diritto del portatore di ricevere metallo prezioso presentando la banconota posseduta.
Nell’era contemporanea la moneta cartacea ha subito un’altra modifica, essa viene sempre più sostituita dalla moneta elettronica, costituita da carte di credito normalmente in plastica e da una banda magnetica (emesse da società finanziarie, banche o istituti di credito dell’e-payment o del credito al consumo all’uopo autorizzate), che consente la memorizzazione di dati sia dell’utente (titolare intestatario della carta) che di eventuali altri dati (quali: codice PIN serie numerica di cifre diverse o uguali, alfabetica insieme di vocali e/o consonanti, oppure alfanumerica composta da numeri e lettere, onde reprimere frodi), oppure altri dati riferiti a operazioni e transazioni effettuate tra le società emittenti la carta e l’utente.
Le caratteristiche delle banconote, i loro materiali e le tecniche di produzione (così come il loro sviluppo nel corso della storia) sono argomenti che solitamente non vengono studiati dagli storici in modo approfondito, sebbene ci siano oggi un certo numero di libri che spiegao in dettaglio come le banconote fossero effettivamente prodotte. Ciò è dovuto principalmente al fatto che gli storici tendono a dare la priorità alla comprensione teorica di come funzionava il denaro piuttosto che a come venisse prodotto.[7] Quando ci si riferisce alle banconote nel secolo XVIII, non si può che restringere il campo all’Inghilterra e a qualche altro paese, dal momento che pochissimi paesi in quel periodo ne facevano uso. Il primo grande deterrente contro la contraffazione era la pena di morte per i falsari (come del resto già accadeva in Cina), ma questo non era di per sé sufficiente a ostacolare la contraffazione. Nel XVIII secolo circolavano in Inghilterra meno banconote rispetto al boom del XIX secolo e, a causa di ciò, il miglioramento delle tecniche di produzione di banconote non era considerato una questione urgente.
Nel XVIII secolo, le banconote venivano prodotte principalmente attraverso l’incisione su lastra di rame e la successiva stampa ed erano a faccia singola. Le tecnologie per produrre banconote rimasero sostanzialmente le stesse durante tutto il XVIII secolo.[8] Le prime banconote furono prodotte attraverso la cosiddetta stampa a intaglio, una tecnica che consisteva nell’incidere a mano una lastra di rame e poi coprirla con inchiostro per stampare le banconote. Solo con questa tecnica era possibile, allora, imprimere le linee dell’incisione sulla carta e produrre buone banconote. Un altro fattore che rese più difficile la contraffazione delle banconote era il tipo di carta utilizzato, dal momento che la carta utilizzata per le banconote era diversa da quella che all’epoca era in commercio. Nonostante questo, i falsari riuscirono a contraffare le banconote, coinvolgendo e consultando i produttori di carta, al fine di imparare a creare un tipo di carta simile da soli.[9] Anche la filigrana venne usata come arma contro la contraffazione e il suo uso per le banconote è documentato sin dall’apparizione delle prime banconote in Europa. L’applicazione della filigrana avveniva attraverso la cucitura di un sottile filo dopo la stesura della polpa di carta. Il primo utilizzato documentato della filigrana all’interno di banconote risale al 1697 per opera di un produttore di carta di Berkshire il cui nome era Rice Watkins.[10] La filigrana, insieme a un tipo di carta speciale, avrebbero dovuto rendere più difficile e costoso falsificare banconote, dal momento che, per poterle falsificare, erano necessari anche macchinari per la produzione di carta più complessi e costosi.
All’inizio del XIX secolo, in Inghilterra (durante il cosiddetto Periodo di restrizione bancaria, 1797-1821), l’aumento rapido della richiesta di banconote costrinse le banche a migliorare gradualmente le tecnologie impiegate.[11] Nel 1801, la filigrana, che in precedenza era rettilinea, divenne ondulata, grazie all’idea di un produttore di filigrana il cui nome era William Brewer. Ciò rese ancor più difficile la contraffazione delle banconote, perlomeno nel breve periodo: nel 1803 il numero di banconote contraffatte era sceso a soli 3000, rispetto ai 5000 dell’anno precedente.[12] Nello stesso periodo le banconote diventarono anche a doppia faccia e con disegni più complessi; le banche arrivarono addirittura a chiedere a maestranze di incisori e artisti di aiutarli a rendere le loro banconote più difficili da contraffare (episodio definito dagli storici “la ricerca della banconota inimitabile”). [13]
Il valore delle banconote (come in generale della moneta) non dipende soltanto dalle disposizioni di legge, ma anche dall’effettiva accettazione della moneta da parte di chi la usa.
Qualora non vigesse il corso legale, chi deve riceverla potrebbe sempre decidere di non accettarla nel caso in cui pensasse di non poterla usare come mezzo di pagamento.
Anche in presenza di un regime di corso legale però la fiducia nella moneta è determinante nello stabilire il suo potere d’acquisto, e ogni calo nella fiducia può determinare fenomeni d’inflazione, che a loro volta possono aggravare la sfiducia stessa, innescando così un processo moltiplicativo, noto come iperinflazione.
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Biglietto in altissimo stato di conservazione. Molto raro.Di straordinaria bellezza ed importanza storica ed artistica. Racchiude la sintesi dello sviluppo…
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